Settembre 8, 2024

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Tennis | Opelka shock: “Ho avuto un tumore, pensavo al ritiro”

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TENNIS OPELKA“Ho sicuramente pensato di ritirarmi” comincia così la lunga intervista di Reilly Opelka al The Palm Beach Post. Il tennista americano è tornato in campo dopo due anni di assenza per gli infortuni prima all’anca e poi al polso che hanno tenuto ai box l’ex semifinalista di Roma 2021. Lo statunitense ha raccontato il suo calvario che gli ha fatto più volte pensare al ritiro: “Ero pronto a cambiare rotta. Sono abbastanza sicuro che avrei fatto altro. Sono sempre atterrato in piedi in qualsiasi cosa abbia fatto. Penso di essere bravo a trarre il meglio dalle situazioni e, per quanto mi riguarda, ero pronto a cambiare rotta”.

Un problema all’anca che ha un nome che fa paura: un tumore. Seppur benigno, la malattia si era sviluppata nella capsula dell’anca e continuava a scivolare nell’articolazione non permettendogli quasi più di muovere la gamba, figuriamoci di giocare a tennis. Nel 2022, nel giorno di apertura degli Us Open, il tennista si è operato. “Il tumore si è spostato e si è incastrato nella mia articolazione e non riuscivo letteralmente a muovere la gamba”, ha detto Opelka.

“Abbiamo rimandato l’operazione per così tanto tempo e poi un paio di pezzi si sono rotti e non riuscivo letteralmente a camminare quando mi sono svegliato. Gli hanno iniettato un liquido e ho potuto camminare e la mia gamba poteva muoversi di nuovo. Ma i pezzi si erano rotti e c’erano frammenti nella mia articolazione dell’anca. Avrebbe potuto causare ulteriori danni in seguito. Ho visto un chirurgo incredibile. Non riesco a credere a quanto sia stato bravo. La mia anca era al 150%”. Un risultato incredibile che sembra spingerlo a tornare al tennis, ma pochi mesi dopo la doccia fredda con un problema al polso.

TENNIS OPELKA – Un tendine sublussato è stata la diagnosi mentre si preparava al suo ritorno per il Delray Beach Open nel febbraio 2023, sei mesi dopo l’operazione all’anca.CL’operazione al polso andò male e gli causò diversi problemi al suo possente braccio destro. “Ho visto un pessimo chirurgo”, ha detto Opelka. “Ha sbagliato il primo intervento. Si è infettato. Avevo un dolore lancinante. Non riuscivo a dormire la notte, avevo dolori al braccio e alla mano. Ho dovuto fare un secondo intervento e questo ha causato problemi dopo che un gesso al braccio ha portato a problemi ai nervi”.

Opelka non si è perso d’animo e ha girato l’Europa e gli Stati Uniti: “La vita non è solo tennis e ho adottato bene questo approccio. Nessuno vuole infortunarsi per così tanto tempo. Ma ero più attrezzato di molti altri per gestirlo”. Il tennista è tornato in campo e ha subito stabilito un record arrivando in semifinale a Newport e che lo vedrà impegnato anche ad Atlanta per sperare di tornare ai suoi livelli che lo hanno visto arrivare al numero 17 del mondo.

Ora il braccio e l’anca stanno bene e Reilly ha voglia di giocare: “Sappiamo tutti di cosa sono capace quando resto in salute. Il mio obiettivo è restare in salute. Sto davvero cercando di essere in grado di giocare un programma completo e di aumentare la mia resistenza, la mia durata, il mio braccio e di essere ad alta intensità in ogni partita. Voglio completare un’intera stagione come un paio di anni fa. Questo è l’obiettivo principale ora”.

Ha usufruito di una wild card a Newport e Atlanta, mentre potrà usufruire del ranking protetto per trovare posto agli Us Open (gli infortunati di lungo corso hanno 12 tornei da giocare con classifica protetta per risalire). Nessun rischio da correre e il tennista ricorda un episodio di quando aveva 19 anni ed era al 105° posto nel mondo e di essere rimasto sbalordito quando la USTA non gli ha dato una wild card. “Non posso permettermi di correre il rischio allo US Open”, ha detto Opelka. “Non ho mai ricevuto una wild card lì”.

Opelka ha comprato una casa a Boca Raton qualche anno fa e ha come vicino di casa Tommy Paul , con cui condivide una lunga amicizia e la passione per la Lazio. Reilly racconta il loro rapporto:

“Siamo cresciuti insieme. Lui e io ci siamo trovati bene, vivevamo insieme nei dormitori dell’USTA. C’erano altri ragazzini molto più bravi di noi a 14 anni, ma eravamo sempre più o meno allo stesso livello, giocavamo gli stessi tornei, nello stesso gruppo con gli stessi allenatori. Abbiamo fatto l’intero ciclo di tennis insieme e abbiamo condiviso un appartamento a Delray. Non sono così sorpreso, ma sono molto orgoglioso (della sua ascesa)”.

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