Ottobre 18, 2024

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Ciao Carlotta Dessì, orgoglio sardo e amica preziosa

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Non è facile mettere insieme i pensieri e raccontarvi chi era Carlotta. Sì perché la giornalista di Fuori dal Coro ci ha lasciato in un freddo martedì di febbraio, mentre tutti eravamo concentrati sul Festival di Sanremo (manifestazione che adorava e che seguiva sempre). Che strano parlare di lei al passato. Carlotta Dessi avete imparato a conoscerla in questi anni dal piccolo schermo. I servizi nei telegiornali, i commenti sportivi sul suo amato Cagliari e poi le inchieste giornalistiche per Mediaset. Fare l’inviata era il suo sogno e quanto aveva lottato per realizzarlo.

Per voi era un volto da guardare in tv con il suo inseparabile caschetto castano. Per me era molto di più, Carlotta era anche e soprattutto una mia amica. Una di quelle amiche con cui ti confronti e, soprattutto, non hai paura di parlare senza dover essere per forza politically correct. Un carisma e una carica fuori dagli schemi che non potevano non andare d’accordo con un giullare come me.

L’ironia e l’autoironia di Carlotta erano solo alcune delle sue qualità più incredibili, ma lei era una forza della natura. Sorriso contagioso e risposta sempre tagliente, Carlotta era nata per fare questo lavoro. Quanto aveva sudato per riuscirci, lavorando per limitare quel suo accento così pronunciato. “Sono orgogliosa di essere sarda, ma devo migliorare la dizione se voglio fare questo lavoro” era ormai un mantra e argomento delle paturnie. “Hai un viso che buca lo schermo, io credo in te” le ripetevo sempre e lei mi diceva che ero di parte. Le conversazioni su Whattsapp, le prese in giro per il calcio (Lazio – Cagliari da vedere rigorosamente insieme all’Olimpico), i commenti social e gli audio demenziali. I cuori e quei ti voglio bene scritti ovunque perché è facile volersi bene nella quotidianità, diverso è farlo a distanza di kilometri.

Siamo stati questo per tanti anni da quel giorno in cui allo stadio eri seduta vicino a me. Dopo poco eri in una scrivania vicino alla mia. Mi hai riconosciuto e mi hai detto “Questo è un segnale”. Quanto avevi ragione Carlottì perché da quel giorno non ci siamo più lasciati. Quello che hai fatto dopo la morte di mio padre e quello che mi hai detto lo conservo come uno dei ricordi più belli della mia vita. Hai lottato tanto contro i pregiudizi nei confronti di una bella ragazza che vuole fare questo lavoro.

Ne hai dovuti ingoiare di bocconi amari, ma rispondevi col tuo sorriso e una faccia da schiaffi che non poteva non conquistarti. E sì, tu mi hai conquistato. Mi hai conquistato con le tue certezze e le tue sicurezze, ma anche con le tue fragilità e i tuoi modi. Tu eri presenza e costanza, eri quella del “ti sento strano, chiamami” oppure “Non mi convinci, vediamoci”. Quando ti arrabbiavi mi chiamavi per cognome e io facevo lo stesso, ma poi scoppiavamo a ridere come due cretini.

Tempo fa mi hai scritto che con la distanza ti stavi perdendo tutto. Beh Carlì non è così. Tu c’eri, ci sei e ci sarai perché sei stata come una boccata d’aria, quell’aria di mare della tua amata Sardegna di cui tanto eri orgogliosa. Hai lottato come una leonessa e hai vinto perché sei nel cuore di tutti. La malattia ci ha separati, ma tu resti. Fai buon viaggio amica mia.

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