Settembre 24, 2024

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Pilota russo (con licenza italiana) fa il saluto nazista, il team lo caccia. Lui interviene: “Volevo solo…”

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L’Italia è coinvolta, suo malgrado, in uno spinoso episodio di nazismo, che sta letteralmente facendo il giro del mondo. Agli Europei Juniones di Karting svoltisi a Portimao, infatti, il pilota russo Severyukhin, che però corre con la licenza tricolore a causa delle sanzioni legati alla guerra in Ucraina, si è reso protagonista di un saluto nazista sul podio. Nel video della premiazione, si vede il giovane pilota sul gradino più alto che si batte il petto e poi saluta a braccio teso, scoppiando quindi a ridere. In sottofondo, l’inno di Mameli.

Immediata la condanna da parte dell’ACI (Automobile Club d’Italia): “Un comportamento deplorevole. Domani si terrà una giunta straordinaria per prendere provvedimenti urgenti riguardo al comportamento deplorevole del pilota russo Artyom Severyukhin”. Ora per il quindicenne si apre un procedimento disciplinare, e si valuta anche il ritiro della licenza italiana.

Intanto, il team svedese Ward Racing ha deciso di intervenire in modo drastico: “Ci vergogniamo profondamente per il comportamento del nostro pilota”, annunciando la volontà di “porre termine al suo contratto per le gare, non ritenendo più possibile continuare la cooperazione con Severyukhin”. Anche la FIA è scesa in campo sull’episodio, comunicando di aver aperto un’indagine di annunciare a breve ogni ulteriore decisione presa su questo caso.

Il pilota ha chiarito, infine, la sua posizione: “Voglio scusarmi con tutti per quanto accaduto nel Campionato Europeo di Kart. Mentre ero sul podio ho fatto un festo che in molti hanno considerato come un saluto nazista. Non è vero, non ho mai sostenuto il nazismo. I ragazzi mi avevano mostrato che in Italia, in questi casi, è consuetudine colpirsi il petto nella zona del cuore per mostrare gratitudine. Volevo solo fare quel gesto. So di essere stato uno sciocco, ma credetemi: non volevo in alcun modo sostenere il nazismo o il fascismo. Scusatemi”.

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