Kravets, il calciatore che vuole combattere per l'Ucraina: "Voglio andare al fronte!"

Sentirsi impotenti a migliaia di chilometri di distanza, pensando alla famiglia, agli amici, al proprio Paese. Lo stato d’animo di Vasyl Kravets, terzino ucraino dello Sporting Gijon, è a terra. Ieri non si è allenato col gruppo, gli è stato concesso un giorno di riposo. Nella notte tra giovedì e venerdì, quando è iniziata l’invasione russa ai danni dell’Ucraina, non ha chiuso occhio. E l’ha raccontato a Radio Marca: “Mia madre mi ha chiamato, mi ha detto che sente in continuazione spari che arrivano dalla città. In queste ore penso solo al mio Paese, alla mia famiglia, che per ora sta bene, ma ha una paura incredibile. Mia moglie, qui a Gijon con me, piange 8/10 volte al giorno, io non riesco a dormire”.

Kravets, in Spagna da 7 anni, si è detto disposto addirittura a partire immediatamente per l’Ucraina: “Sono sincero: voglio andare in guerra e aiutare la mia gente. Ma purtroppo non posso perché non so sparare, non so muovermi in un contesto simile o come ricaricare un’arma. Se potessi andrei subito al fronte: un obbligo che parte dal cuore per tutti gli ucraini”. Le sue buone intenzioni si scontrano con la realtà: “Quasi tutti i nostri aeroporti sono bloccati, ma se il mio Paese ha bisogno di tutti per difendersi, allora io parto. Parlo con lo Sporting Gijon e parto”.

Il terzino ucraino ha provato a spiegare anche cosa, secondo la sua versione, stia accadendo in Ucraina: “Stanno uccidendo civili, colpiscono gli ospedali, ma il tutto è cominciato 8 anni fa, quando la Russia ha iniziato ad attaccarci. Tutti pensano che siamo nazisti, che abbiamo conflitti interni, ma non è assolutamente la verità. Tutto ciò che sta succedendo è solo colpa di Putin, non della Russia. Siamo un Paese che vuole vivere in tranquillità: non vogliamo morire, non vogliamo attaccare nessuno. Se la mia famiglia, se tutti gli ucraini ora hanno paura di vivere lì, è solo ed esclusivamente colpa di Putin. Noi siamo forti, ma qualcuno ci deve aiutare, qualcuno dovrà entrare nel nostro Paese con le sue armi per darci una mano a combattere”.

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