Settembre 20, 2024

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Selvaggia Lucarelli: “Malika? Le raccolte fondi vanno affidate alle onlus”

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selvaggia Lucarelli

Selvaggia Lucarelli ha scritto un lungo post sul caso di Malika. La ragazza, allontanata da casa per essersi fidanzata con una donna, è finita al centro della polemica per aver speso i soldi della raccolta fondi per una macchina e per un cane di razza. Ecco il lungo post della giornalista: “Dico la mia sul caso Malika, visto che la questione di come abbia speso i soldi della raccolta l’ho sollevata io e la ragazza l’ho intervistata io, quindi conosco anche toni e modi della persona di cui stanno parlando tutti da giorni. Premetto che io ho trovato tutto sbagliato fin dall’inizio. Tutto. Ho taciuto perché non avevo voglia di fare la parte della cattiva che vuole guastare una bella favola di riscatto, però non mi é piaciuto un singolo passaggio di questa vicenda, e da ben prima della Mercedes e del cane di razza.

Tu, ragazza, facciamo pure che hai una famiglia di merda, ok. Una famiglia che ti insulta, minaccia e disprezza perché dici che sei lesbica. Deplorevole. Hai 22 anni, una fidanzata benestante e un lavoro, la possibilità di chiudere la porta alle tue spalle e andartene. Decidi che metterai online i messaggi orribili della tua famiglia, farai sapere al mondo che famiglia di merda hai. Legittimo. A me però questa modalità ha lasciata perplessa fin da subito. Perché tu con un gesto del genere ti bruci ogni possibilità di far decantare qualcosa che per quei genitori oggi é impensabile e che nel tempo potrebbe diventare qualcosa di masticato, elaborato, accettato. Perfino amato.

Proprio ieri una ragazza mi ha raccontato questo. La madre, che una volta scoperto l’orientamento sessuale della figlia l’aveva insultata e rifiutata (la seguiva in macchina minacciandola di morte, la svegliava di notte chiedendole “cosa ho sbagliato?”), dopo anni le ha chiesto scusa. Era in prima fila al suo matrimonio. È chiaro che di fronte a un’umiliazione pubblica del genere, sarà difficile che Malika possa, un giorno, ricucire. Perché ormai ci sono molte cose da digerire, da entrambe le parti. “I genitori se la sono voluta”, direte voi. Forse, ma la gestione di un conflitto non passa necessariamente attraverso il web, le tv, un palcoscenico, una raccolta fondi.

È un concetto profondamente diseducativo e ha i toni della vendetta, più che della riparazione. Malika non ha semplicemente raccontato la sua storia. Ha fatto ascoltare audio, ha sbattuto i mostri in prima pagina e senza il tempo (neppure per sè) dell’elaborazione. A questo punto è scattato il solito meccanismo del tritacarne mediatico. Malika è diventata la carcassa fresca su cui avventarsi. Chi l’ha usata per mettere benzina alla sua macchina della bontá (giá dove arrivano in tutta fretta Cathy La Torre e le Iene a infilzare la bandierina io sento odore di superficialità), chi per confezionare il video acchiapplike, chi per le ospitate tv, chi per farne un simbolo pret a porter. È arrivato il cantante che, al solito senza alcun approfondimento, spara subito a milioni di follower il suo indignato “mi hanno mandato questi video, questa roba è CONTRONATURA!”.

A Malika, 22 anni, già due provini per Uomini e donne, la macchina mediatica non è dispiaciuta. C’è qualcosa di male? No. Di ambiguo? Forse. Di scivoloso? Sicuramente. E la parte più scivolosa è arrivata con la raccolta fondi. Fin da subito mi sono chiesta perchè il suo risarcimento morale dovesse passare attraverso quello economico, con una cifra sproporzionata, con l’ambiguità di due differenti raccolte fondi, senza che nessuno si chiedesse se la raccolta avesse senso. Chi fosse questa cugina sul cui conto finivano 150 000 euro, perché una ragazza di 22 anni con un lavoro e una famiglia tossica abitasse ancora con i suoi. Ci sono catene da cui è difficile liberarsi, ok. Ad ogni modo, per me era tutto storto. Tutto. Ma sono stata zitta.

Sono stata zitta quando ho letto che Malika aveva scritto dei post su migranti con iPhone e rom nei mesi precedenti (li ho visti in questi giorni, che pena) e sono stata zitta quando l’ho vista trasformata in simbolo usa e getta. E non perché la sua storia non fosse comunque pertinente con la faccenda del ddl Zan (fosse anche la persona peggiore del mondo NESSUNO ha il diritto di discriminarla, insultarla, minacciarla per il suo orientamento sessuale), ma perché è stata presto investita di un ruolo pubblico piuttosto impegnativo per una ragazza di cui si sa poco e niente. Perché le strumentalizzazioni sono facili, perché la destra aspetta l’inciampo, perché c’è una battaglia politica importante in questo momento e sono in gioco diritti civili, per cui i testimonial, anche quelli lampo, devono avere pellaccia, credibilità e sostanza. Ogni singola storia diventata simbolo della necessità di una battaglia, in questo ultimo periodo, doveva essere trattata con estrema cura e attenzione.

Invece basta un video sul web, un titolo su un giornale, un post su fb di un bar o una foto con un occhio nero che subito diventa tutto automaticamente vero. Roba di cui appropriarsi col post emotivo da parte di influencer speculari a Salvini, con le stesse modalità di comunicazione ma che si vendono per buoni, e la palla di neve diventa valanga in un attimo. Come la vicenda del ragazzo suicida per omofobia. Ho scritto subito che non c’era prova di nulla, ma era già su quasi tutte le bacheche delle macchine della bontà senza verifiche. Macchine che in parte sono oneste nelle intenzioni, in parte sono solo una vetrina per il personaggio che le innaffia.

L’omofobia non c’entrava nulla. E dico la verità, ho perplessità su diverse vicende amplificate in queste ultime settimane anche da diversi quotidiani che addirittura pubblicano gallery di storie alcune delle quali poco convincenti, ma sorvolo. (i giornalisti hanno enormi responsabilità, ma di questo parliamo un’altra volta) Chiudo dicendo che la Mercedes e il cane credo siano solo un piccolo pezzo della storia. Ho trovato Malika arrogante e molto più spavalda di quanto fossi io a 22 anni. “Sono soldi miei e ci faccio quello che voglio” è stata una risposta che mi ha tramortita. Una raccolta fondi per pagarle psicologo e “il cane da 2500 euro è supporto psicologico, quindi?” e poi bugie non solo goffe, ma anche bugie che hanno messo in difficoltà altre persone che volevano solo aiutarla. E questo è più imperdonabile degli sfizi che si è tolta. È indizio di una grave scorrettezza di fondo. E la gogna, quella che purtroppo le sta toccando, è figlia della stessa pasta che ha generato la raccolta fondi: superficialità e ignoranza. Nessuna domanda, nessuna profondità.

Malika è stata comunque utile a far passare il messaggio, direte voi. Questo è sicuro. Ma spero che sia passato più di un messaggio. Per esempio che il ddl Zan serve, e che come spende i soldi Malika non delegittima la necessità del ddl, ma altro: le raccolte fondi fatte con superficialità, in cui i soldi finiscono sui conti di persone di cui non sappiamo nulla, anzichè di onlus e fondazioni. E che chi sta dalla parte giusta, non può peccare di superficialità, perché la superficialità crea proprio quello che si vuole combattere: prima di ogni cosa, ingiustizia. E poi abbiate pazienza ma fatelo anche per me: non sapete quanto mi scoccia fornire assist alla destra. Perché io sono per il ddl Zan e per tutto quello che contribuisce alla felicità e alla libertà di tutti, ma le pulci le farò sempre a chiunque, che giri con un manganello o con una bandiera arcobaleno in tasca”.

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