Strage di Mottarone, tre arrestati: “Freno manomesso per evitare un blocco”
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Le persone arrestate all’alba per la strage della funivia Stresa-Mottarone hanno ammesso che “il freno non è stato attivato volontariamente”. L’ha confermato a Rai Tre il tenente colonnello dei carabinieri Cigonani, dopo i fermi del gestore dell’impianto, del direttore dell’esercizio e del responsabile del servizio. Gravissime le accuse: omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni.
Secondo la pm di Verbania, Olimpia Rossi, tutti erano consapevoli che la funivia fosse tornata attiva lo scorso 26 aprile con il “sistema di emergenza freni manomesso”. In altre parole, sulla cabina precipitata era stata messa una “forchetta”. Si tratta di un dispositivo che aveva disattivato il freno, mai rimosso, e che aveva lo scopo di ovviare a un guasto più grave che avrebbe richiesto lo stop dell’impianto. La “forchetta” agiva da divaricatore per distanziare le ganasce dei freni che invece, nel caso di rottura del cavo trainante, avrebbero dovuto bloccare quello trainante.
La funivia era tornata in funzione lo scorso 26 aprile e “da più giorni viaggiava in quel modo”. Le anomalia dell’impianto, tuttavia, erano note anche prima della ripartenza. L’attività, complici l’allentamento delle misure anti-Covid, era nuovamente operativa nonostante “gli incidenti si sono verificati con cadenza se non quotidiana, comunque molto frequente”.
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